mercoledì 24 luglio 2013

Ed io pago.

Vi presento di seguito alcune misure di austerità addotte in giro per il mondo.

Ritengo a precisare che gli esempi elencati sono stati presi a caso nella rete dopo una semplice ricerca, ma tenevo ad avere delle indicazioni per vari paesi.

-         Settore pubblico colpito dai tagli a stipendi e pensioni. Un tetto agli stipendi dei deputati e dei senatori. (Argentina – 2001)
-         Aumento delle tasse e welfare decisamente ridotto (Irlanda – 2010).
-         Fondi pensione privati congelati fino al 2014, contributi pensione aumentati al 10% e libertà di scelta dei fondi pensioni privati. (Ungheria – ottobre 2010).
-         “Circa duemila dipendenti statali perderanno il posto entro gennaio, quelli che resteranno vedono scomparire tutti i bonus extra, le pensioni subiranno tagli fino al 25%, gli stipendi speciali (polizia magistratura, diplomatici, medici e docenti universitari) caleranno del 27%. I tagli riguardano anche la salute, le persone vedranno scomparire la previdenza sociale, che sarà sostituita con una non chiarissima indennità calcolata in base al reddito.” (www.agoravox.it Grecia – novembre 2012).
-         “La nuova riforma spagnola prevede una riduzione del numero degli enti pubblici e un drastico taglio dei consiglieri comunali, del 30%, un taglio delle tredicesime e delle ferie per i dipendenti pubblici ed un aumento dell’Iva al 22% entro luglio 2013…. La manovra 'lacrime e sangue' toccherà anche il mercato del lavoro dei contratti a tempo determinato. I datori di lavoro potranno licenziare senza giusta causa in cambio di un indennizzo di 20 giorni per anno lavorato (contro i 45 attuali) se l'azienda è in perdita da almeno 6 mesi. (www.lindro.it Spagna – marzo 2013).
-         “Il governo aumenta l’ammontare delle ore di lavoro settimanali nel settore pubblico, da 35 a 40, rinegozia al ribasso la tabella degli stipendi e riduce i giorni di ferie. E non solo: lo Stato si appresta a mandare a casa 30 mila dipendenti nei prossimi tre anni”. Inoltre “… i pensionati percepiranno meno soldi e si entrerà in pensione un anno più tardi del previsto, a 66 anni.”. (www.ilfattoquotidiano.it Portogallo – maggio 2013).
-         Aumento dell’imposta sulle transazioni finanziarie da 0,3 a 0,6% e sui versamenti bancari da 0,2 a 0,3%. (Ungheria – giugno 2013).
-         Via libera al licenziamento o alla cassa integrazione di circa 25mila dipendenti statali, specialmente agenti della polizia municipale ed insegnanti. (Grecia - luglio 2013).
-         Imu, Iva al 22%, Ires, tassa sui rifiuti, ticket sanitari,… (Italia – discussione in questo momento).
-         Patrimoniale e riforma tributaria (San Marino – discussione in questo momento).
e ancora
-         Haircut e ristrutturazione del debito pubblico, nazionalizzazioni, introduzione delle imposte patrimoniali su beni immobili in vari paesi.

L’elenco sarebbe lunghissimo, ma quanto riportato rende l’idea.

Tutto quello che viene attuato in giro per il mondo, ribadisco che l’elenco non è assolutamente esaustivo ed unicamente indicativo, serve principalmente a reperire liquidità immediata spremendo la gente che ha sempre pagato (per esempio i dipendenti) o derubando coloro che non possono ribellarsi (per esempio gli obbligazionisti).


La gente sarebbe anche disposta a fare dei sacrifici, ma se ci sono delle manifestazioni è perché il problema è altrove e non viene, guarda a caso, neanche sfiorato.

In effetti, come capita nella maggior parte dei casi, chi ha prodotto una situazione difficile non viene mai penalizzato. Ovviamente questo vale soltanto per i governanti di certi paesi e gli amministratori facoltosi e spregiudicati di alcune aziende. No di certo per un comune mortale che deve sempre pagare fino all’ultimo per rimediare ad un suo impegno, che sia un prestito o un qualche sbaglio. Vi vengono in mente il nome di qualche azienda?

Quindi, che cosa è accaduto a San Marino e di chi è la colpa? Di qualcuno sarà obbligatoriamente e, visto che ci sono delle conseguenze, non si può cancellare il passato o fare finta di nulla.

Questo è un rompicapo che il comune mortale vuole vedere risolto.

Quando il sentimento di giustizia verrà appagato o ripristinato agli occhi del comune mortale questo farà la sua parte di sacrificio per il proprio paese, senza obiettare, sapendo che chi ha sbagliato sta già pagando e che il suo sacrificio permetterà l’uscita dalla crisi ed aprirà la porta alla crescita.

Diversamente, se il comune mortale verrà spremuto come di solito senza sapere di chi è la colpa cresceranno ovviamente i disordini civili ed i conflitti tra classi sociali (privato vs pubblico, dipendenti vs lavoratori autonomi) che portano obbligatoriamente all’esasperazione. E’ ovvio.

I tempi attuali sono difficili e la crisi si fa sentire. Ricordo la mia analisi del 14 ottobre 2012 (ripresa il 14 novembre 2012) intitolata “Wef: Global Risks 2012” dove sottolineavo il rischio di disordini sociali evidenziati dal Wef. Solitamente non scrivo a caso. I tempi sono cambiati e la gente è allo stremo.

Da “bravo analista” prima di continuare a spremere i dipendenti e le classi più deboli che hanno sempre pagato andrei in primis a chiedere i conti ad altri. Quindi non dobbiamo ancora parlare della riforma tributaria e chiedere quanto? E’ controproducente e ci allontana dalla soluzione. Dobbiamo invece pretendere di sapere perché e per chi?

Infine, ricordatevi che difficilmente una nuova tassa verrà successivamente cancellata senza qualche semplice artificio contabile. 

Cordialmente
Giovanni Maiani

lunedì 22 luglio 2013

A ridere.

Oggi, voglio raccontarVi 2 barzellette. Scegliete quella che fa più ridere.

1° Barzelletta

Un tale va dal suo medito e dice: Dottore, dottore, soffro di amnesia.
Il medico chiede: Da quanto tempo?
Quel tale risponde: Da quanto tempo che cosa???

2° Barzelletta

Il giorno 18 luglio Moody’s conferma la tripla A agli Usa migliorandone l’outlook da “negativo” a “stabile”.

Al più tardi, durante la prima metà dello scorso mese di giugno, sono usciti i primi accenni relativi ad un possibile default di Detroit (Usa), ma solo in America. Quindi la cosa era ben nota negli Usa da non meno di un mese e mezzo, ma non da noi. Da una mia ricerca il fenomeno è esploso in Italia solo il 18/19 luglio. Quindi Detroit fallisce.

Il giorno 19 luglio S&P abbassa il rating di Detroit a CC dopo la richiesta di fallimento.

Il giorno 16 luglio alle ore 06.44, invece, avevo pubblicato un’analisi intitolata “Efficienza del rating” nella quale avevo scritto ‘… ma da “bravo analista” osservo una scarsa reattività ed una limitata efficienza dei rating.’.

Da “bravo analista” penso che una delle due barzellette sia quasi triste da quanto fa ridere.

Cordialmente

Giovanni Maiani

Importante test di un supporto.

Osservando il composite tra l’indice generale Stoxx Europe 600 ed il relativo indice bancario emerge immediatamente il multiplo test di un importante supporto dinamico che sostiene il trend ascendente di lungo periodo che ha caratterizzato gli ultimi 7 anni. 



In effetti, dalla primavera del 2007, all’eccezione dei periodi (marzo 2009 - agosto 2009) e (luglio 2012 - gennaio 2013), abbiamo osservato una relativa debolezza del comparto bancario nei confronti di quello generale, mentre da qualche mese leggiamo un difficile e multiplo tentativo di ripresa dell’indice settoriale. Inoltre, notiamo che tra il 23 luglio 1993 ed il 22 luglio 2013, la variazione percentuale normalizzata mostra una performance di +160% per l’indice generale e di +44% per l’indice settoriale. In data 10 ottobre 2008, le performance di entrambi erano identiche e l’allargamento è iniziato da allora.

Attualmente, viene definita un’area di relativa neutralità tra 1.68/7 e 1.82 al di sotto della quale assisteremo probabilmente ad un rafforzamento dell’indice bancario su quello generale, e viceversa in caso di superamento di 1.82.

E’ difficile ipotizzare l’esito del test di un supporto tecnico cosi importante, anche perché il settore bancario è duramente colpito dalla crisi e fortemente influenzabile da molti fattori come i tassi o l’Unione bancaria europea…, ma è probabile il prossimo recupero del comparto sull’indice generale in caso di cedimento confermato di 1.67.

L’obiettivo di questo posto è unicamente quello di attirare la vostra attenzione sull’importanza dell’attuale test.

Cordialmente
Giovanni Maiani

martedì 16 luglio 2013

Efficienza del rating.

Si parla molto dal 2008, ossia dal fallimento/scandalo della Lehman Brothers, dei rating in genere (sovrani o corporate) e della validità degli stessi. Durante le ultime settimane abbiamo assistito a molte polemiche al riguardo.

Oggi, da “bravo analista”, voglio osservare con un occhio critico, ma obiettivo il rating sovrano italiano delle principali 3 agenzie ossia Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch.

Procedimento:
Voglio confrontare graficamente e statisticamente i vari rating rispetto ad alcuni strumenti come il rendimento del decennale italiano ed il cds Italia e, di conseguenza, il modo migliore è quello di assegnare un numero ad ogni rating. La tabella accanto mostra i 10 rating investiment grade delle 3 agenzie ed il relativo numero assegnato. Per esempio il rating migliore, ossia la AAA, ha un valore 1, mentre l’ultimo livello degli investiment grade (ossia Baa3 per Moody’s e BBB- per S&P e Fitch) corrisponde al 10. Pertanto, più il numero di riferimento è elevato maggiore è l’indicazione del rischio e quindi peggiore è il rating.


Rating sovrano dell’Italia
Osserviamo immediatamente che il rating sovrano italiano nel mese di ottobre 1986 fosse AAA per Moddy’s (l’unico rating disponibile all’epoca). Pertanto il paese era ritenuto molto affidabile. Evidente poi una lunga fase di relativa calma piata che va dal mese di ottobre 1991 al mese di agosto 2011 (anche se S&P aveva abbassato il rating da AA- a A+ nel mese di ottobre 2006) seguita da una corsa a chi declassava prima di rating sovrano italiano. In effetti, attualmente il rating è al penultimo livello degli investiment grade e ha un valore pari a 9 su 10 nella nostra elaborazione.
La prima considerazione è che dal 1991 al 2011 i rating sono cambiati relativamente poco muovendosi all’interno di 2 o 3 notch (livelli).
La seconda considerazione è che dal mese di agosto 1994 (da questa data abbiamo il rating delle 3 agenzie) a questo fine settimana la correlazione sull’intero periodo tra il rating di Moody’s e quello di S&P è pari a quasi 55, quello tra Moody’s e Fitch di 88 e tra quello di S&P e Fitch di 78. Questi dati confermano la semplice osservazione del grafico accanto.
 

Rendimento percentuale del Btp a 10 anni e rating Italia
1)      Generalizzando, un paese molto rischioso fatica a reperire liquidità e, di conseguenza, dovrà offrire un maggiore rendimento obbligazionario in modo di apparire appetibile in quanto a rischio elevato corrisponde un interesse superiore. Il grafico attira la nostra attenzione sul fatto che dal 1995 (quando il rendimento del Btp era del 12% circa) alla fine del 1998 (3.30% circa) abbiamo osservato teoricamente una diminuzione della percezione della rischiosità del paese Italia, ma i rating sono rimasti relativamente stabili. Allo stesso modo, il rendimento è raddoppiato nel periodo febbraio 2005 – luglio 2011 con relativa indifferenza dei rating.
2)      Non è stato voluto, ma è interessante osservare graficamente che nel periodo 1999-2011 circa i rating sono stati a lungo stabili in corrispondenza dei valori 3, 4 e 5 che corrispondono sia al rendimento reale in forma percentuale del Btp sia ai rating Aa2, Aa3 e A1 per Moody’s (AA, AA- e A+ per S&P e Fitch) come se questi fossero supporti e resistenze statiche. La metodologia di calcolo del rating potrebbe essere stata cambiata durante gli ultimi 2 o 3 anni.


Cds sovrano dell’Italia a 5 anni in dollari e rating Italia
Il Cds (Credit default swap è una misurazione del rischio di credito utilizzata anche come copertura creditizia) ha dovuto superato quota 450 circa per S&P e 500 circa per Moody’s e Fitch prima di poter generare un peggioramento dei rating che passano dai nostri livelli 3/5 a 6/8.
Sarebbe stato bello, invece, osservare un peggioramento dei rating già durante la metà del 2011 quando il Cds è tornato stabilmente al di sopra dell’area 200/250 circa che corrispondeva, allora, anche al massimo storico. In questa occasione, quello tedesco superava quota 60.


Indice azionario Comit storico e rating Italia
Può sembrare singolare confrontare l’andamento dell’azionario ed il rating sovrano di un paese, ma se investo X nell’obbligazionario questo X non posso investirlo nell’azionario, e viceversa. La scelta dell’indice Comit storico è dovuta alla lunghezza della serie storica.
Anche in questo caso non osserviamo nessuna reazione nei rating quando l’azionario è passato dal 365 di ottobre 1992 al massimo del 2000 di 2182, e viceversa varie volte. I rating si sono “agitati” solo dal 2011.


Gdp e rating Italia.
Negli anni 2004/2006 il Gdp (Pil) italiano, ossia l’economia, avanzava, mentre i rating di S&P e Fitch sono peggiorati rispettivamente da AA- a A+ e da AA a AA-.


Disoccupazione e rating Italia.
Nello stesso periodo, quindi gli anni 2004/2006, abbiamo osservato un calo del tasso di disoccupazione da 8.20% a 5.90% accompagnato dal peggioramento del rating.


Cpi e rating Italia.
Osserviamo che l’inflazione passa dal 3.8% allo 0.2% (settembre 2009 – settembre 2009) in un anno e non influisce sul rating sovrano.


Produzione industriale e rating Italia.
Il grafico trimestrale della produzione industriale ci ricorda ovviamente quello del Gdp e, anche in questo caso, un passaggio da 2.6% a -25.9% della produzione avvenuto nel periodo settembre 2007 – marzo 2009 non comporta nessuna reazione dei rating.


Debito / Gdp e rating Italia.
Ci si poteva aspettare ad un peggioramento del rating già negli anni 2008/2009, mentre questi sono peggiorati molto più tardi.


Variazione percentuale del debito pubblico e rating Italia
Dal 1992 al 1996 il debito pubblico italiano è cresciuto di oltre il 33%, mentre la reazione dei rating è stata relativamente limitata.


Deficit / Gdp % e rating Italia.
Dal 1993 al 2000 il rapporto tra il deficit ed il gdp è passato da -9.5% a -0.8% con relativa indifferenza dei rating.


Deficit pubblico cumulato / Gdp % e rating Italia.
Non osserviamo visivamente nessuna relazione tra il deficit cumulato ed il rating sovrano italiano e l’indice di correlazione lo conferma ampiamente.


Abbiamo analizzato molto rapidamente ed in modo decisamente approssimativo il rating sovrano italiano delle 3 agenzie di riferimento ed una dozzina di indicatori economici/finanziari e, a prima vista, la correlazione tra i rating e l’andamento reale del paese Italia è relativamente bassa.

Sono certo che non è facile elaborare un rating sovrano in quanto occorre prendere in considerazione una lunga serie di parametri fondamentali, ma da “bravo analista” osservo una scarsa reattività ed una limitata efficienza dei rating. A conferma della mia tesi osserviamo che gli effetti del cambiamento di rating sul mercato sono spesso effimeri quando va bene. Vedi il nulla di fatto dopo il recente downgrade francese.

Ricordo che negli ultimi giorni l’Italia è stata declassata da Standard & Poor’s, la Francia ha perso venerdì la AAA di Fitch e la stessa agenzia ha declassato, poche ore fa, il fondo salva Stati da AAA a AA+, mossa relativamente scontata dopo il declassamento francese.

Dopo l’ultima triste vicenda, colgo l’occasione per comunicarvi che, secondo me, a Dio non piace farsi insultare quando va in giro con il suo vestito da sera. La conclusione del mio precedente post ossia “…fate proseguire gli studi ai figli…” è purtroppo azzeccata con pochi giorni di anticipo. Avere una laurea non implica obbligatoriamente di essere intelligente. Cultura ed intelligenza non risiedono sempre nella stessa persona. L’uomo è proprio un piccolo animale. Io non ho parlato molto bene dei rating, ma ci vuole rispetto a prescindere. A maggiore ragione nei confronti di un essere umano.

Cordialmente
Giovanni Maiani

lunedì 8 luglio 2013

L’importanza della ricerca.

Ci siamo lasciati lo scorso 27 marzo, il tempo vola, con l’articolo “Occhio all’orizzonte.” dove evidenziavo dei livelli tecnici, appunto orizzontali, di supporto e/o di resistenza probabilmente strategici per le settimane a venire. La semplice analisi contemplava la relazione tra l’indice italiano Ftsemib ed il rendimento del Btp decennale e concludeva con: “In ogni caso, l’osservazione di un mercato genera obbligatoriamente informazioni utili per intervenire su un altro comparto finanziario.”.

Vediamo che cosa è accaduto.

Nel primo paragrafo relativo all’indice azionario italiano alludevo all’area di supporto di 15500/15000 euro. Vedi: “L’indice azionario italiano viene poi individuato in uno stato di equilibrio precario, mentre interessa pericolosamente l’area di supporto individuata tra 15500 e 15000 euro.”.
Pochi giorni dopo l’uscita dell’analisi, l’indice realizzò un minimo relativo a 15061 euro dal quale è rimbalzato di oltre il 17% prima di riportarsi nuovamente in corrispondenza dell’area 15500/15000 (realizzata una serie di minimi a 15023/14901) confermando pienamente, in 2 occasioni, la validità di questa ultima.


Nel secondo paragrafo facevo riferimento al rendimento del Btp decennale evidenziando alcuni livelli storicamente importanti, raggiunti i quali, avevamo spesso assistito ad un cambiamento di trend. Vedi: “Osserviamo ora il rendimento medio del decennale italiano e ovviamente, anche in questo caso, emergono livelli statici storicamente importanti, vedi per esempio il 4.30%, il 4.60% ed il 4.90% circa.”.
Il giorno dopo la pubblicazione del precedente report, il 28 marzo, abbiamo assistito alla realizzazione di un massimo relativo a 4.859% (appena sotto il 4.90% circa evidenziato) seguito da un calo del rendimento fino al minimo di 3.67% di inizio maggio. Successivamente abbiamo osservato un’inversione di tendenza che ha nuovamente portato il rendimento del Btp decennale a quota 4.932% il 26 giugno scorso. Anche in questa occasione, nell’arco di circa 3 mesi, il rendimento del decennale italiano ha confermato l’importanza del livello psicologico del 4.90% circa.


Nel terzo paragrafo avevo analizzato il rapporto tra il Ftsemib ed il rendimento del Btp a 10 anni ricavando nuovamente qualche particolarità grafica utile per anticipare un rafforzamento di un comparto nei confronti dell’altro. Vedi: “Tra questi leggiamo un supporto a 3200 ed una resistenza a 4200…”.
Puntualmente, il giorno dopo, abbiamo assistito alla realizzazione di un minimo relativo a quota 3212 seguito da un rialzo fino 4519 e viceversa fino 3100. Ancora una volta, il mercato ha confermato che in stretta corrispondenza di 3200 e nelle immediate vicinanze di 4200 qualche cosa accade a livello psicologico e, di conseguenza, sui mercati finanziari.


I livelli indicati alla fine dello scorso mese di marzo si sono dimostrato molto efficienti e decisamente validi durante le successive settimane e non poteva essere diversamente. In effetti, ricordo quanto scritto precedentemente nell’introduzione: “… determinati livelli operativi rimangano più o meno impressi nella mente degli operatori.”. Pertanto l’esito era in gran parte scontato.

Che cosa voglio dirVi oggi?

Magari, questa volta, la conclusione non è prevedibile.

Da “bravo analista” penso, anzi sono certo, che occorre favorire la ricerca sotto ogni forma ed ogni settore in quanto, senza ricerca, non c’è futuro. Meglio cercare e non trovare che non tentare affatto anche perché, spesso, cercando una cosa se ne trova un’altra e, di conseguenza, la ricerca non è mai vana. Che cosa sarebbe successo senza le ricerche di Pasteur? Colombo cercando le Indie ha trovato l’America. Avrebbe sbagliato, ma va pure bene lo stesso.

Quindi occorre investire tempo e risorse nella ricerca e nell’educazione in generale se non vogliamo essere superati. Anche perché gli altri lo fanno… Che si tratti di uno Stato o di un’azienda il discorso è lo stesso. Infine, ora che siamo in crisi fate proseguire gli studi ai figli perché se escono ora nel mondo del lavoro si troveranno in grandi difficoltà. Passata la crisi avranno probabilmente più possibilità di farcela anche perché saranno maggiormente preparati.

Cordialmente
Giovanni Maiani