lunedì 30 settembre 2013

Crollo dei matrimoni in Italia.

Curiosando per il sito dell’Istat, mi sono fermato sui dati storici relativi ai matrimoni e, casualmente (anche se il caso non esiste), è emerso che, all’eccezione del periodo 1916-1918 interessato ovviamente dalla 1° guerra mondiale, ci troviamo attualmente sui minimi storici.

In effetti, con 3.8 matrimoni ogni 1000 abitanti (gli ultimi dati disponibili sono relativi al 2009) osserviamo un trend tendenzialmente discendente iniziato dopo la realizzazione del picco di 8.2 avvenuto nel 1963. Tecnicamente, si potrebbe anche utilizzato il massimo di 9.4 realizzato nel 1947. Vedi la curva blu del grafico accanto (scala di sinistra). La curva rossa rappresenta le separazioni legali (scala di destra). Emerge quindi un progressivo aumento delle separazioni legali che passano cosi, nello stesso arco temporale, da circa 0.1 per 1000 (o meglio 10.3 per 100.000) agli attuali 1.42 per 1000 (142.8 x 100.000). Nel primo caso, quindi dal 1963 al 2009, abbiamo assistito ad un calo di oltre il 53% dei matrimoni e ad un aumento esponenziale di quasi 1300% delle separazioni legali.


Il matrimonio è una cosa di certo bella, ma anche a dire poco impegnativa e che prende in considerazione, anche se parzialmente, qualche cosa che assomiglia alla fiducia delle persone per il futuro. Tale fiducia dovrebbe essere un misto, più o inconscio e decisamente soggettivo (se l’innamoramento le da’ spazio), tra la fiducia nel trovare un lavoro (quindi poter provvedere finanziariamente alla propria famiglia), le aspettative di una vita dignitosa (farsi la casa, assistenza sanitaria e pensione di anzianità) e la fiducia nel Paese (voglia di fare dei figli e rassicurazione dalla classe politica/dirigenziale nella nazione). Questi 3 semplici elementi sono solo indicativi e non esaustivi a dimostrazione che il numero di matrimoni può essere anche uno specchio dell’economia di un paese per vari motivi e non soltanto per quelli elencati.

Come ho già scritto in altre occasioni, un paese non dovrebbe essere giudicato unicamente per il suo rating sovrano, per il suo Pil ed il suo deficit, e cosi via, ma tanti altri aspetti sono molto significativi anche se non riconosciuti tali.

Che sia veramente un caso se il numero dei matrimoni crolla dal 1963 (o dal 1947, poco importa) e se durante gli ultimi 70 anni l’Italia abbia avuto 68 Governi? Vedi l’analisi di lunedì intitolata “I Governi d’Italia.”. Vogliamo proprio aggiungere che il bel paese è molto cattolico ed ospita geograficamente il Vaticano.

I motivi per il crollo dei matrimoni possono essere, e lo sono, molteplici. Per esempio nel 1964 è nato il primo computer e la tecnologia ha beneficiato di una crescita esponenziale. Ci sono state le manifestazioni studentesche nel 1968 che hanno aperto la strada ad una rivoluzione culturale tuttora in essere. Tornando al massimo relativo dei matrimoni del 1947, ricordo che c’è stato il caso Roswell l’8 luglio 1947… Scherzi a parte, il motivo esatto del crollo non è importante in questa sede in quanto voglio solo attirare la vostra attenzione sull’importanza relativa del dato.

Completo i dati sopra esposti con altri relativi al 2011 ed individuati sul sito Eurostat. Nel 2011, il numero dei matrimoni in Italia è sceso ulteriormente fino a 3.4 ogni 1000 abitanti. Per conoscenza, il numero dei matrimoni ogni 1000 abitanti in Bulgaria è di 2.9, in Slovenia di 3.2, in Portogallo di 3.4, in Spagna di 3.4, in Lussemburgo (un’eccezione) di 3.3. I dati appena elencati sono minori rispetto a quelli italiani e appartengono a paesi che non vantano di certo, tranne in Lussemburgo, di un’economia fiorente.

A prescindere, da “bravo analista”, penso che il numero dei matrimoni sia uno di questi indicatori importanti, e scarsamente letti, rivelatori dello stato di un paese.

Cordialmente,
Giovanni Maiani